GECO - Feria virtual italiana de sostenibilidad
Per migliaia di anni, l'umanità si è sostentata espandendosi. Quando la popolazione cresceva, si ampliava il territorio dedicato alle coltivazioni e agli allevamenti, per lo più occupando i terreni incolti, poi abbattendo boschi e foreste, gradualmente rendendo coltivabili o adatte al pascolo zone che di base non lo erano. Già da diversi secoli, tuttavia, questa tendenza si è arrestata: dopo aver coltivato praticamente tutte le superfici coltivabili, la nostra civiltà si è accorta che la sussistenza della vita sul pianeta dipende in larga parte dal mantenimento di ecosistemi naturali che non sono compatibili con l'agricoltura. Invece di coltivare terreni più ampi, quindi abbiamo iniziato a sperimentare con tecniche e strumenti per aumentare la resa dei terreni. Ora l'emergenza climatica ci porta a cambiare strategia un'altra volta: abbiamo bisogno di alti livelli di produzione, ma anche di tecniche che non impoveriscano il terreno, che non generino emissioni insostenibili, che non sprechino risorse idriche preziose e che non danneggino gli ecosistemi con l'uso di pesticidi nocivi. Questo vuol dire che è il momento di una nuova rivoluzione tecnologica nel settore agroalimentare. Ecco come si presenta il panorama in questo momento.
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In che modo possiamo promuovere innovazioni tecnologiche che rendano il settore agroalimentare sostenibile sia per la popolazione umana che per il pianeta? Sono moltissime le tecnologie che ci vengono incontro, derivate da diversi ambiti scientifici. Si va dalla genetica alle tecnologie digitali, dalle innovazioni agroecologiche e tecnologiche fino a quelle che coinvolgono l'ambito organizzativo e delle politiche green, grazie a nuovi strumenti che ottimizzano la pianificazione. Il panorama tecnologico attuale è ricco di possibilità, ma anche di sfide. La chiave per la creazione di un sistema funzionale è la comprensione della complessità e dell'interdipendenza di tutti gli attori di questa industria: occorre che tutti lavorino insieme. Coltivatori, allevatori, proprietari di aziende, innovatori, ricercatori, governi e anche i consumatori: nessuno di noi può esimersi dalla consapevolezza che il nostro cibo deve essere prodotto in modo più sostenibile.
Il cambiamento climatico e la riduzione della biodiversità mettono a rischio la possibilità di mantenere il settore agroalimentare in piena attività. Le soluzioni sono individualmente note: proteggere gli ecosistemi, evitare l'estinzione delle specie esistenti, garantire la sicurezza alimentare, evitare l'impoverimento del terreno, utilizzare metodi di coltivazione e allevamento sostenibili, alimentare la produzione con energie rinnovabili invece che con combustibili fossili, muoversi quanto più possibile verso un'economia circolare. Mettere in pratica queste direttive a livello sistemico, tuttavia, è molto più difficile che concentrarsi sui singoli punti. L'utilizzo della biomassa prodotta dagli scarti dell'allevamento e dell'agricoltura come combustibile è un esempio perfetto di come un processo del genere può essere avviato: i costi di smaltimento per i produttori si trasformano in guadagni derivanti dalla vendita dei prodotti di scarto, permettendo così di investire in nuove tecnologie e nell'adozione di sistemi energetici sostenibili.
La pianificazione del lavoro è alla base di tutte le innovazioni tecnologiche più significative di questo settore. Grazie alla digitalizzazione dei sistemi di analisi, infatti, è possibile mantenere il livello di produzione necessario tagliando drasticamente il consumo di acqua ed elettricità e, conseguentemente, anche le emissioni e gli sprechi. Il già citato utilizzo delle biomasse permette inoltre di rendere circolare il consumo energetico. Naturalmente è essenziale anche garantire la sostenibilità sociale dell'intero settore, offrendo alle comunità locali la possibilità di trarre profitto dal successo delle imprese sostenibili e facendo in modo che la digitalizzazione dell'agroalimentare si traduca in una gestione equa e solidale delle risorse, eliminando i fenomeni di sfruttamento che al momento si associano con le produzioni intensive.
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Published on 26-01-2022
