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Lo European Green Deal funzionerà davvero?

Questa domanda se la pongono in molti, mentre si guarda con apprensione al futuro di tantissime industrie in tempi di crisi. Queste preoccupazioni sono doppiamente importanti in questo momento, poiché molte imprese lamentano il fatto che gli impegni presi negli ultimi anni per ridurre sprechi ed emissioni comportino costi insostenibili nell’economia post-Covid. L’Europa, intanto, deve fare i conti anche con problemi “macro”, come la distribuzione dell’energia e soprattutto il fatto che una gran parte delle fonti energetiche dell’unione siano ancora ben lontane dall’essere rinnovabili o sostenibili. Di cosa ha bisogno lo European Green Deal per funzionare?

Complessità e sovranità: perché l’Europa fatica ad affrontare i problemi del sistema energetico

Il “problema” delle politiche europee, se di problema di può parlare, è insito nella natura ibrida dell’unione. Ben lungi dall’essere una federazione (i famosi “Stati Uniti D’Europa” che alcuni auspicano), l’Unione Europea deve giostrare le proprie politiche intorno alla costante tensione fra poteri delle istituzioni comunitarie e sovranità dei singoli stati. Il che vuol dire che spesso le ambizioni dei legislatori a livello europeo vengono frustrate dalla difficoltà di attuare progetti su grande scala. Questo tipo di problema si presenta ancora più evidente quando si parla di sistema energetico, poiché si tratta di un ambito collegato da inscindibili rapporti di interdipendenza con tutte le attività produttive, con i sistemi abitativi, con il livello di urbanizzazione, con le reti infrastrutturali e con le industrie di tutti gli stati membri. È irrealistico pensare a una soluzione unica che funzioni per tutti gli ambiti di applicazione. Diventa espositore per il settore energia

Lo sforzo organizzativo che manca in Europa

Il problema è organizzativo, prima ancora che economico. Quello che manca è una visione d’insieme che permetta di scegliere una strategia unitaria. Da più parti, per esempio, si consiglia di prendere in esame le misure di lotta al cambiamento climatico non in base al Paese o all’industria di riferimento, ma in base al costo, e implementare immediatamente tutte le misure necessarie a far partire immediatamente tutte le azioni di riduzione delle emissioni meno costose e più facili da attuare. L’idea alla base di questa strategia mira a fare in modo che un gran numero di piccoli interventi, sommandosi, possa costituire un passo in avanti comunque apprezzabile verso i target di emissioni individuati dalla comunità scientifica e che sono alla base dello European Green Deal. Inoltre l’Europa ha già messo in piedi un sistema di “scambio” delle quote di emissione a livello dell’intera Unione, il che dovrebbe rendere più semplice e omogenea la gestione dei traguardi collettivi.

Oltre le rinnovabili

L’impiego di fonti energetiche rinnovabili è da sempre il sacro graal della lotta al cambiamento climatico, ma è bene ricordare che ci sono altri strumenti che si possono utilizzare e che in qualche caso possono rendere meno gravoso l’onere di implementare nuove infrastrutture e garantire un fabbisogno energetico enorme. Per esempio si può ridurre la domanda – e quindi da un lato le emissioni derivate da combustibili fossili e dall’altro il peso sul sistema delle rinnovabili – puntando sull’ottimizzazione energetica nell’edilizia e nei trasporti e riducendo gli sprechi. Ogni singolo passo in questa direzione è un passo verso la piena efficacia dello European Green Deal.

Published on 02-12-2020

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